Superman - Recensione: Il ritorno dell'eroe nell'era del cinismo

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James Gunn prende per mano il mito di Superman e lo riporta dove dovrebbe stare: tra le nuvole e nel cuore della gente. Con questo nuovo capitolo del DCU, il regista de Guardiani della Galassia non si limita a raccontare una storia di supereroi, ma costruisce un manifesto di speranza in un’epoca che sembra averne smarrito il significato. Il risultato è un film che, pur non raggiungendo la perfezione, riesce nell’impresa più difficile: far credere ancora nella bontà dell’uomo.


David Corenswet porta sullo schermo un Superman che non abbiamo mai visto prima: ammaccato, sanguinante, vulnerabile. Il Clark Kent di Gunn non è l’invincibile salvatore solitario, ma un uomo-alieno che ha bisogno di radici, di famiglia, di amore per poter risorgere. La sua interpretazione cattura perfettamente l’essenza del personaggio creato da Siegel e Shuster: un immigrato che cerca di integrarsi, un rifugiato che nasconde la propria identità diventando giornalista, custode di verità e oggettività in un mondo che ne ha sempre più bisogno.

La chimica con Rachel Brosnahan è immediata e convincente, un’oasi di naturalezza che illumina ogni scena condivisa. Insieme formano il cuore pulsante di un film che sa alternare momenti di pura azione a riflessioni intime sull'appartenenza e l'identità.


Gunn non ha paura di dichiarare apertamente che questo è "un film politico". La pellicola affronta tematiche scottanti come l'immigrazione, le guerre contemporanee e le manipolazioni mediatiche con una lucidità che raramente si vede nei blockbuster. Superman diventa metafora dell'altro, dello straniero che viene guardato con sospetto nonostante le sue buone intenzioni. I riferimenti ai conflitti attuali e alla strumentalizzazione dell'opinione pubblica sono chiari e provocatori, anche se talvolta rimangono in superficie senza approfondire completamente le questioni sollevate.

Nicholas Hoult offre un Lex Luthor glaciale e spregevole, perfetta incarnazione del potere che manipola e divide. Il suo personaggio diventa specchio di quei "lobbisti sparsi per il globo" che considerano "cose" gli esseri umani, distruggendo la dignità di interi popoli attraverso la macchina del fango mediatico.


Visivamente, Gunn opta per una tavolozza luminosa che richiama l'estetica anni Settanta, creando un contrasto stridente con il cinismo contemporaneo. Il Superman che vola tra le guglie di Metropolis non è solo spettacolo, ma simbolo di una possibilità: quella di guardare il mondo dall'alto, con prospettiva e compassione. La fotografia di Henry Braham cattura questa dualità tra l'epico e l'intimo, anche se alcune sequenze aeree risultano più caotiche che coreografate.

La presenza di Krypto merita un discorso a parte. Inizialmente, l'idea di un supercane poteva sembrare una forzatura, un elemento troppo assurdo anche per un film di supereroi. Invece, il personaggio si integra perfettamente nel mondo sopra le righe ideato da Gunn, diventando molto più di un semplice espediente comico. Krypto funziona come specchio emotivo del protagonista: entrambi soli, impauriti, in un luogo che non conoscono, costretti a cavarsela insieme. Il problema sorge quando il cane viene utilizzato fin troppo spesso come deus ex machina per risolvere situazioni complicate, un escamotage narrativo che, seppur comprensibile, rischia di sminuire la tensione di alcuni momenti cruciali.


Nonostante le innegabili qualità, il film soffre di alcuni difetti strutturali che ne limitano l'impatto. Il più evidente è la tendenza didascalica che pervade molte scene: i personaggi sono spesso costretti a spiegare ogni azione, a giustificare ogni movimento, rendendo la narrazione più pesante del necessario. Questo bisogno di auto-commentarsi toglie fluidità alla storia, facendola sembrare più un manuale che un'esperienza cinematografica.

La ricchezza di spunti e personaggi, pur apprezzabile, finisce per sovraccaricare la trama. Se da un lato funzionano perfettamente Mr. Terrific e la Lanterna Verde Guy Gardner, dall'altro personaggi come Metamorpho, Hawkgirl o Rick Flag Sr. passano quasi inosservati, non riuscendo ad avere la propria parentesi espressiva. Ma è soprattutto la gestione dei Kent a rappresentare l'occasione mancata più evidente: i genitori adottivi di Clark sono adorabili e riescono ad essere importanti pur nel loro risicatissimo screen time, dimostrando una presenza scenica che tocca il cuore. Proprio per questo è impossibile non chiedersi quale sarebbe stato l'impatto se avessero avuto un po' più di spazio, magari a scapito di altri personaggi secondari come i robot-superman che, seppur spettacolari, aggiungono meno profondità emotiva alla narrazione. In un film che celebra l'importanza delle radici familiari e dell'amore come forza rigeneratrice, Martha e Jonathan Kent meritavano decisamente più attenzione. A questo si aggiunge un problema più sottile ma non meno rilevante: in alcune delle scene più drammatiche sembra mancare quella catarsi e quel pathos che potrebbero elevare emotivamente la narrazione, lasciando lo spettatore con la sensazione che il film si fermi un passo prima di toccare davvero il cuore.

La narrazione procede con un ritmo talvolta imprevedibile, ma è proprio nella volontà di riflettere sul nostro mondo che il film trova la sua ragion d'essere. Anzi, risulta quasi assurdo che con i tempi che corrono ci siano così pochi blockbuster disposti a farlo con questa onestà e coraggio.


Nonostante questi difetti, Superman riesce nell'impresa più importante: far pulsare un cuore dentro la spettacolarità. Gunn dimostra che si può ancora scegliere la bontà, che si può ancora trovare luce in un mondo che sembra avvolto nell'oscurità. Come suggerisce il film stesso, non c'è niente di più punk-rock di essere buoni nel mondo di oggi. Il film non raggiunge la grandezza che avrebbe potuto toccare, ma riesce a trasmettere qualcosa di più prezioso: la convinzione che il bene non ha bandiera, che sono le nostre scelte a plasmare ciò che siamo.

In un'epoca di divisioni e paura, Superman arriva come un promemoria necessario: l'umanità, con tutti i suoi difetti, merita ancora di essere salvata. E forse, questo messaggio vale più di tutto il resto.