Quando i primi scienziati si sono messi alla ricerca delle regole del nostro mondo, le dimensioni percepite erano tre: X, Y e Z sono rimaste a lungo le uniche etichette capaci di descrivere la nostra realtà. Nel ‘900, il tempo è stato innalzato a dimensione, aumentando a quattro i cardini della sostanzauniversale in cui sguazziamo. Teorie come quella delle stringhe ipotizzano la presenza di più dimensioni(addirittura dieci o undici), inarrivabili sia dal punto di vista concettuale che fisico per noi povere creaturedel mondo in 4D.
Quel che però la fisica si dimentica di dire è che da sempre l’essere umano possiede in sé una molteplicità di dimensioni, fra le quali si muove con innata grazia: le dimensioni del sogno. Quandosiamo immersi nel mondo dei sogni, infatti, viene meno la linearità dello scenario che abitiamo a occhiaperti: X diventa Z, il tempo accelera e poi rallenta, e le nostre world lines si aggrovigliano su sé stesse come fronde di una giungla impenetrabile.
Fra tutti i film che descrivono il mondo dei sogni, Paprika si trova indubbiamente in una posizione altissima. Dal genio, prima di Yasutaka Tsutsui e successivamente di Satoshi Kon, scaturisce infatti una descrizione impeccabile della dimensione più misteriosa dell’esperienza umana. Lastoria di Paprika racconta di un dispositivo che permette di entrare nel mondo dei sogni, nato conl’intento di aiutare il lavoro di psicologi e psicanalisti. Il furto di alcuni congegni porta il gruppo diricercatori che hanno sviluppato la tecnologia a una ricerca del colpevole che si svolge saltando avanti eindietro fra sogno e realtà.
Le protagoniste del film sono la dottoressa Atsuko Chiba e il suo alter-ego Paprika, di cui si serve pernavigare nel mondo dei sogni. Parlo al plurale, perché come nel più fisico dualismo onda e particella, le due non sono altro che due aspetti della stessa entità. In qualche scena le vediamo addirittura dialogare, quasi a ricordarci che nei sogni anche la concezione di “Io” perde di significato.Quante volte, infatti, ci troviamo a vivere avventure nel corpo di qualcun altro, oppure a parlare con voltisconosciuti che la nostra mente sostituisce a quelli dei nostri cari?
La scissione fra più aspetti dell’essere umano non è soltanto raccontata attraverso la figura di Paprika, ma anche tramite la storia del capitano Toshimi Konakawa, paziente in cura dalladottoressa. Il suo sogno ricorrente, da cui inizia il racconto del film, lo vede rincorrere un misterioso uomosenza volto attraverso le scenografie di diversi film. Alla fine, si scoprirà che il sogno non è altro che unaproiezione dei suoi desideri di ragazzo successivamente abbandonati: lavorare nel mondo del cinema.
La meccanica quantistica ci racconta del collasso dei sistemi sottoposti a perturbazioni esterne: se si
misura una quantità per conoscerne il risultato, si finisce con il perdere informazioni sullo stato in cui ilsistema si trovava inizialmente. Allo stesso modo, nel nostro processo di autodeterminazione, noi umani scegliamo una strada fra tutte le altre che avremmo potuto percorrere, finendo con un risultato in mano che però ci allontana da tutto quello che sarebbe potuto accadere. Ladimensione del sogno ci permette di ricostruire il nostro inconscio, e spesso tutti i “What if?” che abbiamolasciato lungo la strada ci si ripropongono davanti in un processo di tomografia impossibile per le normalileggi della fisica.
Scienza e tecnologia sono grandi protagoniste del film, e protagonista è soprattutto il quesito che lospettatore è portato a porsi: esiste ancora una dimensione umana inaccessibile dall’esterno? L’utilizzo di Internet ci ha sempre più spinti a comunicare la nostra interiorità al resto del mondo, che sia tramite fotografie o brevi flussi di coscienza. Nel film, con l’avvento della DC-mini, Internet è addirittur adescritto come un mezzo capace di collegarsi direttamente con i sogni. Il capitano Konakawa e Paprika,infatti, si incontrano tramite un programma installato nei propri computer, tramite il quale è possibile entrare nel mondo dei sogni a comando.
Alla fine del film, il responsabile del furto del dispositivo viene scovato e, se per correttezza verso chi nonha ancora visto il film non ne rivelerò l’identità, non posso non trattarne le motivazioni. Nonostante, come spesso succede, non sia applicabile il discorso del fine che giustifica i mezzi, l’obiettivo dell’antagonista è tutt’altro che malevolo: l’uomo (o la donna?) si muove infatti in difesa del mondo dei sogni, che descrive come terreno sacro che non può essere contaminato dal potere della tecnologia.
Il sogno è, infatti, un sistema estremamente fragile, di cui spesso non si riesce a dare una descrizione corretta neppure a parole. Quello che la parola fa, come nelle misure fisiche di cui già si parlava prima, è di determinare concetti in maniera univoca. Dire “Ho sognato un cane” riduce inevitabilmente l’esperienza del sogno, in cui il cane si trasforma, cambia il numero di zampe, per un attimo diventa un gatto e rallenta la sua corsa, per poi accelerare e spiccare il volo. E se già passare dalle dimensioni della mente a quelle della parola porta a una perdita di autenticità, figuriamoci addirittura permettere l’accesso ai propri sogni ad un osservatore esterno.
Dunque, Paprika ci racconta che se la tecnologia ci viene in aiuto per esplorare sia i mondi quantistici dell’ infinitesimamente piccolo, sia i regni relativistici di pianeti e galassie, non è ancora giunta l’ora di permetterle l’accesso al mondo del sogno. E se un giorno l’umanità dovesse arrivare a trovare la chiave dei più grandi misteri dell’universo e provasse ad utilizzarla per aprire la porta dei sogni, non sono del tutto sicura che ci riuscirebbe.