M - Il figlio della democrazia
Tutto e il contrario di tutto
«La democrazia è la peggior forma di governo. Eccezion fatta per tutte le altre»
Winston Churchill
L’incipit di M - il figlio del secolo, la prima volta in cui il Mussolini di Marinelli si rivolge a noi spettatori, è la definizione del leader populista fascista. Di quel leader che per il suo popolo e per arrivare a poter dire «Io sono il popolo» e anche «Il popolo sono io», sarà disposto a tutto. A tradirsi e tradire. Ad aizzare e placare. A poter essere «Tutto e il contrario di tutto».
In quell’incipit Mussolini ci dice che «c’è un tempo in cui i popoli smarriti vanno verso le idee semplici», dunque popoli abbandonati, umiliati o, come dirà D’Annunzio, «mutilati»; popoli in cerca di speranza (quella a cui i socialisti aspiravano guardando “Il Sol dell’Avvenir”) ma anche popoli da impaurire, a cui dare in pasto un capro espiatorio (i socialisti in questo caso). Il populismo per sedurre quel populo; il fascismo, i fasci di combattimento, gli arditi per obbligare e spaventare, per violentare e «stuprare» l’Italia e il suo popolo (come scrive Scurati).
Eppure c’è qualcos’altro in questa storia, come del resto in questa serie tv, che può essere e rappresentare “Tutto e il contrario di tutto”. Quella cosa che poi, a conti fatti, sarà la più grande alleata di Mussolini, e che, da buon’alleata, verrà inevitabilmente tradita. Ma forse un po’ l’ha voluto anche lei, o per lo meno, quella paralizzata classe politica che avrebbe dovuto custodirla. Quella cosa è la democrazia.
Non di cosa ma di come
M - il figlio del secolo è un’impresa. Ovunque leggiamo e sentiamo parlare di questa serie tv come di un’impresa. Ma non solo. Sentiremo parlare di più e in maniera più consapevole non solo del fascismo, di Mussolini ma anche di tutti i temi, le situazioni, le espressioni che ricordano la nostra storia contemporanea. Mussolini come nonno putativo dei populisti sovranisti contemporanei: Trump, Le Pen, Meloni. Come non pensare a Trump quando Mussolini dice in macchina «Make Italy Great again» (in una scena personalmente kitsch).
Ma contemporaneità a parte, , M - il figlio del secolo ci rimarrà come immagine. D’ora in poi l’immagine di Mussolini, della violenza fascista e di quel periodo storico, sarà quella che ci offre M - il figlio del secolo. Per questo si parla di impresa. Perché il libro potrà sempre essere una fonte da cui attingere, da sfogliare e ricordare; l’audiovisivo si incastonerà stabilmente nella nostra memoria. La difficoltà, nel rappresentare una ferita ancora aperta della nostra storia e che sempre torna di periodo in periodo, stava proprio nel chiedersi che cosa lasciare allo sguardo dello spettatore; nell’avere la consapevolezza che di quello che vedremo non rimarrà né apologia né fascinazione. Ma soprattutto che Mussolini, non diventerà, per l’ennesima volta, quella figura monumentale, carismatica e a tratti geniale che spesso è nella memoria di molti.
«Il serpente dello stregone, nella favola, divorava tutti gli altri serpenti; il nostro serpente magico oggi è il far quattrini, ormai unico padrone del campo.»
Antonio Moresco ne Il grido
Il fascismo era corporale. Fisico. I populismi sono corporali e fisici. Come scrive Antonio Scurati su Mussolini: «capisce che nell’era delle masse la comunicazione politica non passerà da testa a testa ma sarà un’interazione quasi fisica, che passa dal corpo del leader al corpo elettorale».
Così anche il Mussolini di Marinelli è gesti, corpo, respiri e postura. Ma non solo. Mussolini, si rivolge a noi. Tutta la scommessa sullo sguardo che ci rimarrà e su ciò che dice Moresco riguardo l’identificazione con i «nuovi incantatori» (o «prestigiatori», come si definisce Mussolini in parlamento) si gioca nella rottura della quarta parete. Perché smettiamo di vedere il Mussolini monumento e interagiamo con il Mussolini uomo. Mussolini è un trasformista, traditore, subdolo e anche codardo. Se all’inizio della serie ci dirà che diventeremo come lui, nell’ultima puntata quasi non parlerà più in macchina, per paura. Noi spettatori che dovremmo essere guidati dal populista, siamo quasi dei confidenti.
È attraverso questa interlocuzione con il pubblico che ciò che del fascismo ricordavamo essere monumentale, diviene grottesco e ridicolo. Reso alla portata di tutti. Quell’icona, quel genio comunicativo, quel «più grande statista del secolo», come non si preoccupava di definirlo Fini, viene rovesciato perché umanizzato.
Ma se la brutalità fascista ci ricorda che la Storia è Storia perché contestuale e dunque diversa di tempo in tempo, l’umanizzazione di Mussolini ci ricorda anche che la Storia si ripete. Ed è in questo caso che, forse, il populismo si ripete.
Dunque ripetizione, differenza o entrambe?
M - il figlio del secolo parla di oggi?
Mussolini è il precursore di quello che oggi chiamiamo populismo sovranista, come quello trapianto o meliniano. Prassi e retorica che dialogano storicamente attraverso quei principi fondanti il populismo: carisma e frasi semplici, postura e trasformismo. Guidare le masse seguendo le masse. Ma anche intercettando un nemico da dare in pasto al popolo e comprendendo e sfruttando un periodo di crisi delle istituzioni, delle maggioranze, e soprattutto della democrazia.
«Io sono come le bestie, sento il tempo che viene e questo è il mio tempo», dice Mussolini in macchina nella prima puntata.
Quello che sarebbe arrivato non sarebbe stato solo il tempo di Mussolini, ma anche di un nuovo uomo politico. Leader delle masse, difensore degli interessi della borghesia, le guiderà seguendole e le terrà a sé , in pugno, assecondandole.
Ma il punto dei populismi è l’individuazione di un nemico. Ed è proprio la ricerca del nemico che, durante il‘900 e fino a oggi, determinerà le differenze contestuali , come l’evoluzione della retorica populista e dei suoi leader. Berlusconi era un populista? Era un figlio illegittimo di Mussolini?
Berlusconi era una bestia che sentiva il tempo venire, come Mussolini. Non era un sovranista. Trovava un nemico comune nei comunisti, ma soprattutto sentiva la crisi. Si insinuò nel momento di maggiore crisi delle istituzioni, sancendo la fine della Prima repubblica.
«Il serpente dello stregone, nella favola, divorava tutti gli altri serpenti; il nostro serpente magico oggi è il far quattrini, ormai unico padrone del campo.»
Walt Withman
Questa metafora spiega perfettamente il passaggio da Mussolini a Berlusconi. C’è sempre un serpente che striscia sulla terra tra tutto ciò che dà linfa alla natura (il popolo), e se Mussolini e i fascisti divoravano e annientavano gli altri serpenti, Berlusconi li comprava. Se la forza di Berlusconi fu applicare il populismo ai nuovi media, creando il Politico televisivo, gli odierni leader populisti sovranisti hanno appreso invece qualcos’altro da Mussolini: individuare un nemico rimanendo fedeli al principio dell’essere “tutto e il contrario di tutto”. Così Mussolini, in principio socialista, basò la sua retorica populista contro i socialisti, mentre Trump, imprenditore capitalista, basa la sua retorica populista contro la globalizzazione. La Meloni che sentenzia «Io sono una donna, io sono una madre, io sono cristiana» ribadisce concetti di una fantomatica identità italiana. Pone uno scudo contro tutto ciò che, dall’esterno, potrebbe minare questa identità. Dall’immigrazione alla globalizzazione.
Ma questa evocazione verso la contemporaneità che M - il figlio del secolo genera in noi spettatori, riguardo populismo, sovranismo e nemici, forse ci fa dimenticare una delle cause fondanti l’ascesa di Mussolini, del totalitarismo ed anche il pericolo dei nuovi sovranismi: le contraddizioni della democrazia.
I figli della democrazia
«Che cos’è la libertà?»
Mussolini durante il discorso in Parlamento per la legge elettorale alla 5° puntata
Hitler nel Mein Kampf, in mezzo in mezzo a una serie banalità e idiozie, scriveva che la democrazia è nel migliore dei casi un mezzo per paralizzare l’avversario. È la paralisi della democrazia che legittima il fascismo. Le elezioni del 1924 videro la vittoria dei fascisti con voti truccati e una vittoria ottenuta con l’arma preferita e fondante per i fascisti la violenza. Nessuna legittimazione democratica di questa vittoria, tranne per ciò che accade prima. Per un’altra votazione che permise poi ai fascisti di avere la maggioranza assoluta. Ovvero quando si votò per la legge elettorale.
«Ho anche il dovere di dirvi che dal nostro voto sulla legge elettorale, dipende, in un certo senso, il vostro destino»
Mussolini durante il discorso in Parlamento per la legge elettorale alla 5° puntata
Mussolini con la violenza, il trasformismo, la brutalità e l’illegalità aveva paralizzato i suoi avversari. Quella legge elettorale fu votata dal parlamento. Ci fu una legittimazione democratica di quella maggioranza assoluta. La contraddizione e i limiti della democrazia sono racchiusi in quel discorso. Quando Mussolini parla di libertà centra appieno il problema della democrazia.
Tocqueville ne La democrazia in America scriveva che, dato che la libertà si è manifestata negli uomini in forme e periodi diversi, essa non può essere il carattere distintivo della democrazia. La democrazia è sovranità popolare. È quel popolo che Mussolini guiderà seguendolo. Sedurrà arrivando a poter dire «Io sono il popolo» in quanto «Il popolo sono io». Poi nella democrazia c’è il parlamento ed è lì che ci si presta ai giochi di forza. Dunque il punto non è l’esser liberi, ma l’ottenimento della maggioranza.
«Cosa è mai la maggioranza, presa in corpo, se non un individuo che ha opinioni e spesso interessi contrari ad un altro individuo che si chiama minoranza. Ora, se voi ammettete che un uomo fornito di tutto il potere può abusarne contro i suoi avversari, perché non ammettere ciò anche per la maggioranza? Gli uomini, riunendosi, mutano forse di carattere? Divenendo più forti, divengono anche più pazienti di fronte agli ostacoli?»
Alexis de Tocqueville
Mussolini dunque guarda tutti i parlamentari. Si muove e la mdp si muove con lui. Lui in quel momento è corpo e maggioranza. E osserva tutti. Annichilisce, paralizza. Infine si gira nuovamente verso di noi, suoi confidenti. Quel popolo che alla fine della serie sarà un po’ come lui. Ci guarda. Torna Mussolini uomo, quello che permette al nostro sguardo di mantenere un distacco. E ci confessa: «La democrazia è bellissima. Ti dà un sacco di libertà, anche quella di distruggerla. A cose fatte, la aboliremo». Ecco che la democrazia può essere «Tutto e il contrario di tutto». Ecco che M - il figlio del secolo, come anche la Storia, non punta il dito verso di noi sentenziando semplicemente che quest’ultima si ripete anche in epoche e modi diversi. Ma ci mette di fronte al pericolo che si annida dietro anche il sistema che più ha professato eguaglianza e libertà. Ci insinua il dubbio che forse sia proprio la democrazia che può generare mostri.
«La democrazia è la peggior forma di governo. Eccezion fatta per tutte le altre»
Winston Churchill
Davvero?