LARS VON TRIER E LE SUE EROINE

Copertina LARS VON TRIER E LE SUE EROINE
Lars Von Trier non è per tutti. Forse, adesso, non è più neanche per me.
Addentrarsi nella sua filmografia è come compiere una catabasi: si apre allo spettatore un vero e proprio mondo degli inferi, che affascina e spaventa allo stesso tempo.

Questo folle cineasta ha messo al centro dei suoi capolavori le donne. Ma quale considerazione ha di loro? Quale è lo sguardo che esercita sui loro corpi? Difficile porsi questa domanda su un regista incline allo scandalo e che è stato inoltre accusato di molestie da una delle attrici con cui ha lavorato. Ancora più difficile porsela quando i suoi film, nonostante tutto, ti piacciono.
Celebre la difesa di Willem Dafoe a proposito di Antichrist: «Io penso che sia ancora oggi incompreso a causa del suo essere così estremista. Penso che dica cose molto interessanti sulla potenza delle donne, sulla paura che gli uomini hanno delle donne, sul dualismo tra logica e magia nella vita. C’è un sacco di politica sessuale nel film, ma non è assolutamente misogino».
Che poi, al di là del misogino o non misogino, al di là di Lars Von Trier, la vera domanda da porre a tutti i film che ci hanno cresciuto (e soprattutto cresciute) è: può un personaggio femminile scritto e messo in scena da un uomo rappresentare un modello per una donna?

Non intendo fornire qua una risposta. Mi limito a presentare per sommi capi i tre tipi di eroine che Von Trier ha proposto, nel corso degli anni, con i suoi film.