Lars Von Trier non è per tutti. Forse, adesso, non è più neanche per me.
Addentrarsi nella sua filmografia è come compiere una catabasi: si apre allo spettatore un vero e proprio mondo degli inferi, che affascina e spaventa allo stesso tempo.
Questo folle cineasta ha messo al centro dei suoi capolavori le donne. Ma quale considerazione ha di loro? Quale è lo sguardo che esercita sui loro corpi? Difficile porsi questa domanda su un regista incline allo scandalo e che è stato inoltre accusato di molestie da una delle attrici con cui ha lavorato. Ancora più difficile porsela quando i suoi film, nonostante tutto, ti piacciono.
Celebre la difesa di Willem Dafoe a proposito di Antichrist: «Io penso che sia ancora oggi incompreso a causa del suo essere così estremista. Penso che dica cose molto interessanti sulla potenza delle donne, sulla paura che gli uomini hanno delle donne, sul dualismo tra logica e magia nella vita. C’è un sacco di politica sessuale nel film, ma non è assolutamente misogino».
Che poi, al di là del misogino o non misogino, al di là di Lars Von Trier, la vera domanda da porre a tutti i film che ci hanno cresciuto (e soprattutto cresciute) è: può un personaggio femminile scritto e messo in scena da un uomo rappresentare un modello per una donna?
Non intendo fornire qua una risposta. Mi limito a presentare per sommi capi i tre tipi di eroine che Von Trier ha proposto, nel corso degli anni, con i suoi film.
LARS VON TRIER E LE SUE EROINE

La trilogia del cuore d’oro
Il nome ben si addice alle protagoniste dei film che compongono il trittico: Bess (Emily Watson) di Le onde del destino (1996), Karen (Bodil Jørgensen) di Idioti (1998) e Selma (Björk) di
Dancer in the dark (2000) sono vittime su cui ricadono le conseguenze di colpe commesse da altri. Subiscono le ingiustizie perché hanno appunto un cuore d'oro che fa loro accettare il proprio destino senza alcun tentativo di ribellione. Figure angeliche, al limite della stupidità, quasi fastidiose per la loro bontà d’animo, insomma eroine un po’ «troppo Gesù Cristo», come Giovanni Testori aveva definito il Rocco viscontiano di Rocco e i suoi fratelli. Ma anche se sembrano passive, rivelano in realtà una forza e un’ostinazione quasi divine: sono davvero come Cristo, sono redentrici che, messe costantemente alla prova, liberano l’umanità dal peccato attraverso il proprio sacrificio.
Dancer in the dark (2000) sono vittime su cui ricadono le conseguenze di colpe commesse da altri. Subiscono le ingiustizie perché hanno appunto un cuore d'oro che fa loro accettare il proprio destino senza alcun tentativo di ribellione. Figure angeliche, al limite della stupidità, quasi fastidiose per la loro bontà d’animo, insomma eroine un po’ «troppo Gesù Cristo», come Giovanni Testori aveva definito il Rocco viscontiano di Rocco e i suoi fratelli. Ma anche se sembrano passive, rivelano in realtà una forza e un’ostinazione quasi divine: sono davvero come Cristo, sono redentrici che, messe costantemente alla prova, liberano l’umanità dal peccato attraverso il proprio sacrificio.