Knives Out (Wake Up Dead Man) - Recensione: Uccidi il prossimo tuo

Knives Out (Wake Up Dead Man) - Recensione: Uccidi il prossimo tuo

Jesus help me / I’m alone in this world / And a fucked up world it is too

 

Così inizia il brano degli U2 che condivide il titolo con il terzo film del franchise Knives Out. Wake up dead man, scritto e diretto da Rian Johnson, è l’ultimo degli amatissimi gialli legati dalla figura dell’investigatore privato Benoit Blanc (Daniel Craig), uscito su Netflix da pochi giorni.

 

Nuovo film, nuovo cast all-star e nuova ambientazione (ogni episodio è, infatti, a sé stante). Se nei primi due Knives Out ci eravamo immersi in contesti che trasudavano ricchezza – la villa di un famoso scrittore, l’isola privata di un miliardario – qui Padre Jud (Josh O’Connor) ci accompagna a scoprire la piccola comunità cattolica guidata da Monsignor Wicks (Josh Brolin) e tenuta in maniacale ordine da Martha (Glenn Close) e dal giardiniere Samson (Thomas Haden Church).

 

La chiesa: un ambiente chiuso, necessario ai fini dell’omicidio-che-sconvolge-la-comunità, ma anche per definizione povero, umile, caritatevole.

L’austerità dell’atmosfera permette ai momenti comici di spiccare – e, specialmente nella parte iniziale, in sala ci sono state svariate risate collettive.

D’altro lato, è proprio il contrasto con la purezza del luogo a far apparire così demoniaco l’omicidio di Wicks.

 

Quando Padre Jud viene mandato a Chimney Rock come punizione per aver tirato un pugno a un diacono, la chiesa non ha nemmeno l’ombra di un crocifisso, o meglio, ha solo quella.

È vero che anche Jud non è un santo e ha un passato piuttosto oscuro che lotta di continuo per farsi presente, ma Wicks si presenta davvero come l’Anticristo in persona: tra continue confessioni di peccati piuttosto imbarazzanti e l’umiliazione a cui sottopone ogni nuovo fedele, Wicks emerge subito per quello che è, ovvero un uomo assetato di potere.

Come ci ha recentemente ricordato Frankenstein, “solo i mostri giocano a fare Dio

 

Eppure, la piccola comunità che frequenta abitualmente le sue funzioni pende dalle sue labbra.

C’è Vera (Kerry Washington), avvocata, col suo figlio adottivo Cy (Daryl McCormack), un politico di estrema destra quasi fallito che accresce la popolarità di Wicks caricando online tutti i suoi sproloqui vestiti da omelie.

Lo scrittore in crisi Lee (Andrew Scott, ormai un habitué in chiesa), il medico Nat (Jeremy Renner), che è appena stato lasciato dalla moglie, e Simone (Cailee Spaeny), una violoncellista in cerca di una cura per la sua disabilità.

Uno di loro – o Jud, o Martha, o Samson – ucciderà Wicks durante il Venerdì Santo.

 

If there’s an order / In all of this disorder / Is it like a tape recorder? / Can we rewind it just once more?

 

Knives Out sa ascoltare il proprio pubblico, mai sazio di nuovi casi che sappiano far riflettere sulla natura umana, e gli attori contribuiscono come sempre a certificare la qualità del film. Particolarmente azzeccato appare il casting di O’Connor, tenero quanto basta per accogliere tra braccia misericordiose i peccatori, ma con un’innegabile energia fisica – emersa per la prima volta in Challengers – che rende credibile il suo passato.

 

Tuttavia il vero punto di forza di tutti i Knives Out, qui ancora più lampante, è che sono sì dei gialli a tutti gli effetti, cosiddetti whodunit, ma è la motivazione, il whydunit, a suscitare maggior interesse.

Proprio perché tutti, nessuno escluso, hanno difetti e lati moralmente oscuri, la vera posta in gioco non consiste nel capire chi ha morso la mela, chi tradirà il proprio pastore, ma perché.

 

In questo Benoit Blanc è sempre stato il migliore, eppure per la prima volta lo vediamo in difficoltà.

Sì, perché intanto si trova davanti a un delitto impossibile dal punto di vista logico, e poi l’andamento delle indagini non è affatto lineare come lo era stato nei suoi precedenti casi: il tema del doppio si insinua nell’investigazione, cosicché appena una pista sembra percorribile ecco che compare la sua gemella imprevista.

 

In effetti Blanc, che sempre nomina informalmente un suo aiutante tra i sospettati, qui è costretto a giocare di squadra, ad anteporre la fiducia alla razionalità, esattamente come facciamo noi spettatori quando accettiamo scene di cui sul momento non capiamo l’importanza, ben sapendo che, dopo averle dimenticate, troveranno un senso.

Blanc è costretto a cambiare strategia: eclissarsi per lasciare che le pedine si muovano da sole e facciano scacco matto come per miracolo.

 

Questa indagine a dimensione corale fa sì che ognuno venga messo di fronte ai propri limiti, alla propria storia, o meglio alla propria narrazione del passato, che col passato vero e proprio coincide solo di rado.

 

I teli vengono calati giù dagli specchi, nessuno osa scagliare la prima pietra e il giorno del giudizio arriva in vita.

 

Wake up / Wake up dead man